Corso | Architettura |
Curriculum | Curriculum unico |
Orientamento | Orientamento unico |
Anno Accademico | 2020/2021 |
Crediti | 6 |
Settore Scientifico Disciplinare | ICAR/17 |
Anno | Primo anno |
Unità temporale | |
Ore aula | 60 |
Attività formativa |
Docente | SEBASTIANO NUCIFORA |
Obiettivi | L’esplosione demografica del continente africano, ed in particolare dell’area subsahariana, non è un fenomeno che il mondo occidentale può ormai derubricare dalla agenda di governo dei propri territori. Il volgere le spalle al conseguente fenomeno migratorio, in un atteggiamento di totale chiusura materiale e culturale, non appare una risposta né intelligente né lungimirante. Solo un riequilibrio delle risorse tra paesi ricchi e paesi poveri potrà favorire un miglioramento delle condizioni generali di questi ultimi, e garantire un livello dignitoso di vita alle loro popolazioni, aprendo, di fatto, a nuove prospettive di sviluppo e di reciprocità utili a tutti. Ciò vuol dire mettere in atto quel “Piano Marshall per l’Africa” che, già dai tempi di Margaret Thatcher, viene proposto a più riprese sui tavoli di lavoro delle commissioni europee. Quanto detto, si traduce in una molteplicità di interventi da attuare direttamente nei territori interessati e, per quanto ci riguarda, nella progettazione e nella costruzione di opere architettoniche di varia natura. Durante il periodo coloniale, gli stati europei hanno imposto un modello di sviluppo avulso dalla cultura locale. Questo si è riflesso anche nel campo della pianificazione urbana e dell'architettura, imponendo modelli abitativi non appropriati. Lo stesso errore, sebbene in scale minore, è stato spesso fatto, in buona fede, negli interventi di Cooperazione che molte Organizzazioni hanno attuato nel territorio africano. Il distacco dalla cultura abitativa locale ha spesso provocato un rifiuto delle popolazioni locali verso le opere costruite e al conseguente loro deperimento. Il problema è di ordine generale e coinvolge sia gli interventi in aree rurali, sia le aree periferiche delle metropoli africane, meta di fortissima e incontrollata immigrazione interna, dove proliferano Slum e Bidonville. Il corso si propone come una esperienza propedeutica al progetto nei PVS e, più in generale, ad un potenziamento dell'attenzione verso le forme dell'architettura intese come il risultato di una interazione tra il desiderio creativo dell'architetto e i bisogni, sia materiali sia culturali, delle persone. Attraverso gli strumenti classici del disegno, verranno studiati e analizzati i modelli abitativi di alcune realtà dell’Africa subsahariana. In particolare il corso concentrerà la sua attenzione sulle architetture dei villaggi senegalesi del Sahel e sulle periferie di due grandi metropoli africane: Dakar in Senegal e Dar Es Salaam in Tanzania. Verranno inoltre analizzati alcuni progetti realizzati dalla nuova generazione di architetti africani e architetti occidentali cooperanti. L’obiettivo formativo è la presa di coscienza da parte dello studente della necessaria coerenza tra modello abitativo e organizzazione dello spazio, per evitare, nelle future progettazioni, le logiche impositive di tipo coloniale. |
Programma | L’esplosione demografica del continente africano, ed in particolare dell’area subsahariana, non è un fenomeno che il mondo occidentale può ormai derubricare dalla agenda di governo dei propri territori. Il volgere le spalle al conseguente fenomeno migratorio, in un atteggiamento di totale chiusura materiale e culturale, non appare una risposta né intelligente né lungimirante. Solo un riequilibrio delle risorse tra paesi ricchi e paesi poveri potrà favorire un miglioramento delle condizioni generali di questi ultimi, e garantire un livello dignitoso di vita alle loro popolazioni, aprendo, di fatto, a nuove prospettive di sviluppo e di reciprocità utili a tutti. Ciò vuol dire mettere in atto quel “Piano Marshall per l’Africa” che, già dai tempi di Margaret Thatcher, viene proposto a più riprese sui tavoli di lavoro delle commissioni europee. Quanto detto, si traduce in una molteplicità di interventi da attuare direttamente nei territori interessati e, per quanto ci riguarda, nella progettazione e nella costruzione di opere architettoniche di varia natura. Durante il periodo coloniale, gli stati europei hanno imposto un modello di sviluppo avulso dalla cultura locale. Questo si è riflesso anche nel campo della pianificazione urbana e dell'architettura, imponendo modelli abitativi non appropriati. Lo stesso errore, sebbene in scale minore, è stato spesso fatto, in buona fede, negli interventi di Cooperazione che molte Organizzazioni hanno attuato nel territorio africano. Il distacco dalla cultura abitativa locale ha spesso provocato un rifiuto delle popolazioni locali verso le opere costruite e al conseguente loro deperimento. Il problema è di ordine generale e coinvolge sia gli interventi in aree rurali, sia le aree periferiche delle metropoli africane, meta di fortissima e incontrollata immigrazione interna, dove proliferano Slum e Bidonville. Il corso si propone come una esperienza propedeutica al progetto nei PVS e, più in generale, ad un potenziamento dell'attenzione verso le forme dell'architettura intese come il risultato di una interazione tra il desiderio creativo dell'architetto e i bisogni, sia materiali sia culturali, delle persone. Attraverso gli strumenti classici del disegno, verranno studiati e analizzati i modelli abitativi di alcune realtà dell’Africa subsahariana. In particolare il corso concentrerà la sua attenzione sulle architetture dei villaggi senegalesi del Sahel e sulle periferie di due grandi metropoli africane: Dakar in Senegal e Dar Es Salaam in Tanzania. Verranno inoltre analizzati alcuni progetti realizzati dalla nuova generazione di architetti africani e architetti occidentali cooperanti. L’obiettivo formativo è la presa di coscienza da parte dello studente della necessaria coerenza tra modello abitativo e organizzazione dello spazio, per evitare, nelle future progettazioni, le logiche impositive di tipo coloniale. |
Testi docente | Alberto Arecchi, Abitare in Africa. Architetture, villaggi e città, nell’Africa subsahariana, dal passato al presente, Mimesis, Milano 1998 Patrick Dujarrick, Maison Sénégalaises, Habitat rural 1, Dakar 1986 Roberto Filippetti, Modernità Ibride. Esperienze d’Architetture in Senegal, Franco Angeli, Milano 2014 Mike Davis, Il pianeta degli Slum, Feltrinelli, Milano 2006 AAVV, Needs, Lettera ventidue 2017 Laura Marino, Sebastiano Nucifora, Alessandro Villari, Dieci scuole a Dar Es Salaam, Aracne, Roma 2017 Raul Pantaleo, Attenti all’uomo bianco, Eleuthera 2010 Riszard Kapuscinsky, Ebano, Feltrinelli, Milano 2008 Riszard Kapuscinsky, L’altro, Feltrinelli, Milano 2015 Giosuè Calaciura, La figlia perduta. La favola dello slum, Bompiani 2005 |
Erogazione tradizionale | Sì |
Erogazione a distanza | No |
Frequenza obbligatoria | No |
Valutazione prova scritta | No |
Valutazione prova orale | Sì |
Valutazione test attitudinale | No |
Valutazione progetto | Sì |
Valutazione tirocinio | No |
Valutazione in itinere | No |
Prova pratica | No |
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