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1 ottobre Protesta ricercatori e rinvio attività didattica: messaggio del preside Santini agli studenti

Cari studenti della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Reggio Calabria, nella veste di Preside della Facoltà dove state per iniziare, o per proseguire, la vostra carriera universitaria, vi scrivo per informarvi su ciò che sta avvenendo nell’Università e che riguarderà da vicino il vostro futuro in questa istituzione. Nella seduta di questa mattina, il Consiglio di Facoltà ha deliberato di rinviare all’11 ottobre l’inizio delle attività didattiche, originariamente programmato per il giorno 4 ottobre. Questo ritardo vuole essere un segnale forte di condivisione dei motivi della protesta dei ricercatori, i quali vedono ancora una volta disconosciuto nel disegno di legge di riforma dell’Università, attualmente in discussione alla Camera, il loro determinante apporto fornito alla didattica. Ancora una volta vengono deluse le aspettative di coloro che, immessi in un ruolo cui competerebbero solo attività di ricerca e di didattica integrativa, hanno di fatto assunto, sempre di più negli ultimi anni, incarichi didattici aggiuntivi nella misura che si è resa necessaria per sostenere l’offerta didattica delle Facoltà. Il rinvio ha anche lo scopo di rendere nota all’esterno la nostra grande preoccupazione per l’effetto dei provvedimenti governativi sull’Università emanati dal2008 a oggi e per il disegno di legge di riforma dell’Università al momento in itinere. Credo che sia importante inquadrare questa iniziativa in un contesto più generale. Da qualche tempo è in corso una campagna mediatica che descrive l’Università italiana come inefficiente e spendacciona, in mano a baroni e clientele, che tutto fa tranne l’interesse del Paese. Una storia facile da raccontare, perché non ci vuole molto a generalizzare scegliendo opportunamente peso e collocazione delle notizie riguardanti alcuni episodi di malaffare, non giustificabili, ma purtroppo presenti. Ma anche facile da capire, perché le semplificazioni e le generalizzazioni esimono dalla fatica di comprendere un meccanismo complesso e delicato, che è difficile migliorare senza investire fatica e intelligenza. Non è vero, come spesso si vuol far credere, che i soldi spesi nell’Università per la ricerca e per la didattica potrebbero essere meglio utilizzati altrove, anche perché i frutti di una politica dissennata si manifestano soprattutto nel medio e lungo periodo. A chi denuncia i costi eccessivi, va ricordato che in una recentissima indagine OCSE (Education at a Glance 2010) condotta su 33 nazioni, l’Italia si colloca al trentesimo posto per spesa in formazione universitaria, misurata come percentuale del PIL. A chi dipinge un’Università inefficiente e di scarsa qualità, bisogna ricordare che la ricerca italiana, in termini di produzione scientifica, occupa stabilmente l’ottava posizione mondiale (http://www.scimagojr.com/countryrank.php), superata solo da nazioni che investono assai più di noi in ricerca e sviluppo. Ritengo che sia molto importante che voi, i vostri genitori e l’opinione pubblica abbiate consapevolezza che: - i provvedimenti governativi in materia finanziaria degli anni più recenti, colpiscono pesantemente l’Università pubblica, rischiando di pregiudicarne la funzionalità e ciò in un contesto socio-economico che invece dovrebbe fondare le sue prospettive di crescita sullo sviluppo di una società basata sulla conoscenza; i tagli insostenibili al finanziamento pubblico agli atenei porteranno la maggior parte degli stessi, già a partire dal 2011, all’impossibilità di fare fronte alle spese correnti e, comunque, ad un’intollerabile riduzione delle prestazioni didattiche e dei servizi agli studenti; - a fronte della necessità di ridisegnare il sistema universitario italiano per farne un moderno e adeguato attore dello sviluppo del nostro Paese, il progetto di riforma(DDL 1905) attualmente in discussione al Parlamento pare fortemente condizionato dalla preoccupazione che la riforma non comporti maggiori oneri finanziari, e non fornisce una soluzione adeguata e convincente al nodo fondamentale che riguarda l’arruolamento delle giovani generazioni; - a fronte delle numerose cessazioni dal servizio che si verificheranno nei prossimi anni, i tagli dei finanziamenti all’Università, uniti ai limiti imposti al turn-over, pregiudicano il necessario rinnovo del personale docente e ricercatore (sia in termini di reclutamento che di progressioni di carriera), demotivando ed espellendo di fatto dall’Università italiana un’intera generazione di giovani studiosi il cui talento sarà costretto a mettersi al servizio di altri Paesi. Nella nostra Facoltà tutti i ricercatori, dimostrando un alto senso di responsabilità, hanno accettato di assumere un carico didattico pari a 6 crediti formativi, pur non avendo alcun obbligo di legge in tal senso. Tuttavia, in segno di protesta, la maggior parte di loro si è dichiarata non disponibile ad assumere incarichi didattici per supplenza. L’esito della protesta, però, non è per nulla scontato. La speranza è che, per consentire ai ricercatori di proseguire nella loro carriera, il Governo assuma l’impegno a finanziare un piano pluriennale di attribuzione di posti di professore associato con tempi, modi e finanziamenti certi, fondato su criteri esclusivamente meritocratici. In conclusione voglio sottolineare che l’intera Facoltà di Ingegneria condivide senza riserve l’obiettivo di migliorare l’attuale Università secondo principi meritocratici e di efficienza, ma giudica inaccettabile l’uso strumentale di tali principi a difesa di tagli indiscriminati e di provvedimenti legislativi che mettono in pericolo la funzionalità dell’istituzione universitaria pubblica. Colgo l’occasione per augurarvi un proficuo lavoro e per salutare cordialmente voi e le vostre famiglie alle quali vi prego di estendere questo messaggio. Reggio Calabria, 29 settembre 2010 Adolfo Santini Preside della Facoltà di Ingegneria Il testo originale è allegato

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