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Preoccupato e preoccupante "Piano Casa"

Un contibuto della società Italiana degli Urbanisti
Preoccupato e preoccupante «Piano Casa» Un contributo della Società Italiana degli Urbanisti L’annunciato provvedimento legislativo denominato «Piano Casa» e successivamente più propriamente «Pacchetto Casa» (che in parte prosegue quanto espresso dall’art. 11 della L. 133/08), risente complessivamente del clima preoccupato che anima le reazioni italiane alla crisi economica, ma risente anche di una campagna strisciante di delegittimazione dei piani urbanistici, alimentata perfino dalla stampa più impegnata, con prese di posizione anche di autorevoli politici sulla corresponsabilità della devastazione del paesaggio italiano. Non è possibile conoscere con completezza la legge in discussione ma, dalle notizie apparse sui quotidiani e dal dibattito che ne è seguito, si possono trarre alcuni elementi di riflessione. La Società Italiana degli Urbanisti (SIU) vuole contribuire ad una migliore evoluzione della vicenda sia nel merito della definizione del decreto legge dello Stato che nel merito del suo proseguimento applicativo nelle sedi proprie delle Istituzioni Regionali. Il Decreto, in fase di approvazione, sembra prevedere due parti tra loro distanti e che presentano scopi differenti. Una prima parte attiene ad un pacchetto di incentivi che puntano ad accelerare procedure concessorie e permessi, consentendo contestualmente modiche incrementali delle cubature esistenti con vari premi e facilitazioni. Una seconda parte prevede finanziamenti per l’alloggio sociale a cui le Regioni interessate potrebbero accedere per attivare politiche mirate alla costruzione di nuove abitazioni. La seconda questione viene giornalisticamente poco trattata e poco si sa ancora su come si intende procedere, tranne che per alcune prese di posizione riguardanti la cessione di beni dell’Istituto case popolari o ancora il ridotto finanziamento per case popolari di cui si ignorano le procedure di formazione, le categorie di soggetti aventi diritto all’abitazione e le formule di assegnazione. Per queste ragioni più che di un piano casa sembra trattarsi di un insieme di provvedimenti di incentivazione utili ad alimentare la speranza che il settore edile possa avere occasioni di lavoro. La legge cade in un periodo in cui si ha piena consapevolezza degli appesantimenti burocratici prodotti da procedure complesse e farraginose nelle quali spesso si sono inseriti ingiustificati favoritismi, o interessate protezioni o incomprensibili dinieghi. Pertanto una facilitazione delle pratiche e delle procedure può costituire un sicuro miglioramento della condizione, se si hanno chiare le finalità e se si è in grado di generare adeguati effetti positivi. Ben più complessa è la questione della premialità espressa in cubature aggiuntive, definite al fine di incrementare l’abitabilità, le attività produttive o quant’altro. E’ stato annunciato che il provvedimento legislativo prevede la possibilità di un premio di cubatura del 20% per le abitazioni completate entro l’anno 2008. Tale incremento è oneroso (ovvero si pagano gli oneri di costruzione e di urbanizzazione), ma con una riduzione del 20% se seconda casa e del 60% se prima casa. Sarebbero disponibili ulteriori incentivi per opere di miglioramento bioclimatico anche in materia di produzione di energie alternative. È evidente che tale condizione riferita in modo generico ad abitazioni esistenti coinvolge forme abitative molto differenti tra loro non solo relativamente ai tipi edilizi, ma anche in ragione delle forme in cui ogni singola città si è sviluppata. Così questa norma, se applicata in modo estensivo, potrebbe generare danni perché appare molto differente la natura delle case unifamiliari diffuse sul territorio nazionale. Ma c’è anche il fondato rischio che rimanga inattiva, senza produrre economie di particolare rilevanza. Del resto si configura più come una norma di facilitazioni di alcune procedure che come una norma di reale incentivazione. Emerge con chiarezza che le prescrizioni annunciate possano restare inattuate a meno che le Regioni non ricorrano a procedure di legislazione che definiscano azioni di Piano adeguate, come accade oggi anche senza l’intervento dello Stato. Di fatto oggi l’unico anello mancante sono le economie utili ad avviare i processi, mentre le norme facilitanti possono essere introdotte anche da leggi regionali o dagli stessi Piani regolatori. In sintesi la legge proposta, che si crede non abbia ancora una stesura definitiva e completa, ma che si serve di alcune utili sperimentazioni regionali, come quella in formazione da parte della Regione Veneto, apre sicuramente un dibattito interessante su alcune questioni di fondo che in più occasioni gli urbanisti italiani hanno dibattuto e tentato di avviare con suggerimenti e assunzioni di responsabilità. Le questioni in materia di edilizia, architettura e città sono essenzialmente tre. Una prima questione è lo snellimento delle procedure e la conseguente riduzione dei tempi nelle decisioni che riguardano la pianificazione e il governo del territorio. Una seconda questione è trovare una efficace strategia di rinnovo urbano attraverso modelli economici e procedurali che consentano di buttare quanto di pessimo è stato costruito in questi anni, in particolare modo nelle periferie e nei territori agricoli più delicati, per riedificare in modo corretto rendendo più vivibile e più appetibile anche economicamente la qualità degli insediamenti. Una terza questione è come ripristinare la fiducia nella pianificazione in quanto attività concreta e partecipata, capace di guidare le trasformazioni necessarie verso obiettivi di qualità anche degli spazi pubblici e di sostenibilità ambientale. Oggi tutto ciò è più praticabile, grazie anche all’uso dell’informatica nelle sue più ampie applicazioni dal telerilevamento alla costruzione di scenari in tempi quasi reali. Per fare ciò il Decreto legge dovrebbe dare indirizzi più efficaci per il processo di attuazione che verrà messo in pratica dalle Regioni, indicando innanzi tutto su quali aree definite dai Piani regolatori generali è possibile agire con i vari provvedimenti incrementali e procedurali, prevedendo maggiori aiuti per la demolizione e ricostruzione di complessi di aree di periferie soggette a rinnovo urbano, inserendo in queste operazioni capacità di intervento anche relativamente all’edilizia sociale e costruendo pacchetti completi con un sistema incrociato di facilitazioni procedurali, di facilitazioni incrementali di cubatura e premialità fondate sulla qualità edilizia ed urbana ed esplicitamente mirati alla diffusione della sostenibilità ambientale in particolare sotto il profilo delle energie rinnovabili. La Società Italiana degli Urbanisti vuole sottolineare, con questo contributo, l’importanza della pianificazione per il raggiungimento di obiettivi complessivi capaci di coniugare la ripresa economica e contestualmente il miglioramento della qualità insediativa in un dialogo costruttivo con le Regioni e lo Stato. Per questo la SIU è disponibile a promuovere ricerche ed azioni che possano contribuire al buon esito delle attività richieste alle Regioni e alla cultura disciplinare per dare seguito positivo alle possibilità introdotte con le nuove disposizioni di legge. 17-03-2009

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