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6-12 luglio 2012 All'Urban Center di Rovereto


La mostra proviene dall’Urban Center di Parma. Molti di questi lavori sono stati esposti anche presso l’Accademia di Brera a Milano, la Galleria Comunale di Cesena, la Cittadella Internazionale di Loppiano a Incisa in Val d’Arno, la Biblioteca Nazionale di Cosenza, la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria e il Museo della Tonnara di Vibo Valentia.

Capricci d’Architettura raccoglie disegni e collage in cui Arcidiacono interroga, in chiave onirica le condizioni di praticabilità del progetto architettonico, applicato al campo urbano e del paesaggio, nel contesto millenario della sua regione. La sua figurazione esplora il confine tra rappresentazione pittorica, disegno e collage, non rassegnato all’omologazione della rappresentazione digitale, ma cosciente delle responsabilità dell’architetto nella creazione delle immagini e forte del loro potere di suggestione creativa. L’eredità del disegno dell’architettura italiana contemporanea, tra tutti la memoria di Aldo Rossi e la geometria della mente di Franco Purini, è raccolta, sfuggendo al manierismo diffuso, con un soprassalto d’immaginazione. In questi sogni si disegna un sereno attraversamento delle turbolenze del presente e il recupero al progetto dell’antico paesaggio naturale, con le spoglie dei disattesi tentativi di sviluppo industriale. La pittura appare, necessaria, sullo sfondo, nella dimensione senza tempo di De Chirico e in quella lirica e strutturale di Licini e degli astrattisti della Galleria il Milione. L’utilizzo del collage fotografico e del montaggio digitale, in una commistione di tecniche che raggiunge una forte espressività, consegue alla necessità di mostrare, nell’immagine finita, un’operazione compositiva critica non aliena dai fasti del barocco e arricchita delle suggestioni dei miti classici e della prima modernità. La riappropriazione del primo strumento architettonico e urbano assume, così, quasi la forma di un’analisi psicanalitica non separata, però, da una rinnovata componente critica che alimenta un progetto di prefigurazione futuribile. Attraverso le tavole appare l’immagine di una regione, di una nazione periferica, forse, ma centrale, anche, dell’Europa, della Modernità, di una vita non da trascorrere, ma da determinare, attraverso disegno e progetto.

Träume von Oben, dice Freud di Cartesio, sogni dall’alto, sogni della mente, sogni-progetti.

Ma non è, forse, l’architettura tutta un “grande sogno”?

[S.C.]

Giuseppe Arcidiacono, architetto catanese, è professore ordinario di Composizione Architettonica e Urbana all’Università di Reggio Calabria e si è applicato in particolare a progetti e studi di architettura urbana per la Sicilia Orientale, oggetti di numerose pubblicazioni e mostre.

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