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16 maggio Reggio e la Calabria nel '500, con Elisabetta Molteni

Le immagini di città costituiscono un patrimonio comune alla storia e alla società dell’Europa e del Mediterraneo, in Occidente così come nell’Impero Ottomano. Queste rappresentazioni, in qualsiasi contesto siano elaborate, solo raramente si possono considerare una semplice registrazione della realtà dei luoghi. Individuare quanto c’è di reale rispetto ai luoghi raffigurati e quanto è invece frutto di convenzioni, consuetudini o legato alle finalità specifiche di una specifica rappresentazione della città - in altre parole cogliere gli elementi che risultano manipolati per la volontà di celebrare la grandezza della città o di sottolineare le caratteristiche del suo territorio - è un’operazione che spesso richiede indagini molto complesse poiché queste immagini sono il risultato di un preciso sistema culturale e artistico, possiedono intenzioni e finalità diverse, sono destinate a un pubblico con esigenze differenti e individuabili.

Reggio Calabria, in questo contesto, offre un caso singolare se non eccezionale per almeno tre aspetti. Reggio, lo Stretto e le Calabrie, sono territori molto frequentati e ben noti alle carte marittime del Cinquecento in cui sono presenti anche numerose raffigurazioni delle principali città, ad esempio nei manoscritti del Kitab-ı Bahriyye di Piri Reis eseguiti tra XVI e XVIII secolo. Reggio è quindi una città inserita in una lettura del territorio mirata e funzionale alla navigazione. In secondo luogo esiste una precisa occasione, intorno alla metà del secolo, in cui è possibile mettere a confronto la rappresentazione della città data, nelle stesse circostanze, da un viaggiatore francese e da un disegnatore ottomano. Infine, queste testimonianze - tenendo conto della scarsità di documenti sull’assetto cinquecentesco di Reggio- costituiscono una fonte molto importante per la storia della città ma si tratta anche di anche un caso in cui il loro confronto con la città materiale del tempo risulta particolarmente difficile e complesso.



Elisabetta Molteni
è professore associato di Storia dell’Architettura presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Laureata in Architettura all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, PhD (1992), ha ricevuto varie borse di ricerca e collaborato a ricerche di interesse nazionale (PRIN).

Le sue ricerche seguono il tema delle relazioni tra i saperi dell’architettura, le istituzioni e la società con particolare riferimento alla storia della Repubblica di Venezia tra Medioevo ed Età Moderna. I suoi studi riguardano quindi diversi aspetti della Storia dell’architettura e della città e spaziano dall’architettura militare, con particolare riferimento agli Stati di Venezia in Adriatico e in Levante all’architettura della città “capitale” anche nelle relazioni tra centro e periferia. In questo contesto si è interessata alle relazioni tra Venezia e il Mediterraneo e agli strumenti di comunicazione e diffusione del sapere come il disegno e la rappresentazione della città.

Tra le pubblicazioni recenti si segnalano:

Nello studio dell’architetto. La prassi del disegno nell’attività professionale di Giacomo Quarenghi, in Disegni di Giacomo Quarenghi. Progetti architettonici, catalogo della mostra Venezia, Gallerie dell’Accademia 02.03.2018-17.06.2018, a cura di Annalisa Perissa Torrini e Valeria Poletto, Venezia, lineadacqua, 2018, pp. 53-64.

Iasos e il suo golfo nella raccolta del Kitab-i Bahriyye di Piri Reis in «Bollettino dell'associazione Iasos di Caria», vol. 23 (2017), pp. 31-43 (ISSN 1972-8832)

Venezia, Fondaco dei Tedeschi. Le ricostruzioni di un edificio nel cuore della città in Francesco Dal Co, Elisabetta Molteni, Il Fondaco dei Tedeschi, Venezia, OMA. Il restauro e il riuso di un monumento veneziano, Milano, Mondadori Electa, 2016, pp. 12-79 (ISBN 9788891809889)

Coste e città della Calabria Ultra nei manoscritti e nella cartografia ottomani (sec. XVI-XVII), in Progettare la difesa, rappresentare il territorio (secoli XVI-XVII), Il Codice Romano Carratelli e la Fortificazione nel Mediterraneo, a cura di Francesca Martorano, atti del convegno, Università di Reggio Calabria 23-24 ottobre 2014, Centro stampa di Ateneo, Reggio Calabria 2015, pp. 297-326 (ISBN 9788889367988).

La sede dell’Accademia: il ‘fonteghetto’ della Farina a San Marco, in L’Accademia di Belle Arti di Venezia. Il Settecento, a cura di Giuseppe Pavanello, Antiga edizioni, vol. 3, 2015, Tomo I, pp. 100-111 (ISBN 978-88-97784-75-3).

Le opere militari del Seicento tra aggiornamento tecnico e nuovi sistemi di fortificazione. Un progetto dell'ingegner Verneda per Zara, in L’architettura militare di Venezia in Terraferma e in Adriatico fra XVI e XVII secolo, a cura di Francesco Paolo Fiore, atti del convegno Palmanova 8-10 novembre 2013, Firenze, L. S. Olschki, 2014, pp. 303-328 (ISBN 9788822263711).

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