Giuliano D’Elia è nato a Cosenza nel 1978. Appassionato di arte. Ha creato 400 bozzetti dedicati al mondo Valentino, in particolare alle sue dimore e 100 bozzetti ispirati al creatore francese Hubert de Givenchy.

Ha lavorato nel settore creativo della Maison Valentino a Roma a Palazzo Mignanelli.

Il 19 luglio 2011 si è laureato in Architettura con "La casa di stoffa e gli spazi sovrapposti", in cui propone la versione indossabile di una sezione della sede romana di Valentino. Relatore il rettore Massimo Giovannini, correlatore il prof. Rosario Giovanni Brandolino

La ricerca di tesi, all'interno dell’epitome storico-artistico di palazzo Mignanelli a Roma, riguarda lo sviluppo e l'adattabilità di un interscambio tra passato e presente. Tra la tecnica del "manufatto civico" e la città intesa come spazio che accoglie e che proietta. Un rapporto che intreccia il mondo dell’architettura e quello della moda.

È una riproposizione della concezione dell'abitare, del risiedere e del produrre unitamente al concetto di casa-abito, di spazio-dimensione. La ricerca riassume ed elabora le posizioni di studiosi e pensatori antichi e moderni, pone una riflessione tra abitare il corpo e vestire la città, tra genere-tipo e sua “riadattabilità” nella Modernità.

Come è nata l’idea della tesi?

L'idea non è nuova, risale al periodo della mia esperienza lavorativa alla Maison Valentino. Ho voluto mettere in rapporto il mondo dell’architettura con quello della moda e, poiché volevo dargli un taglio prettamente scientifico, ho costruito il mio elaborato sulle teorie di pensatori e architetti come Vitruvio, Leon Battista Alberti, Le Corbousier, Aristotele, Heidegger e in assoluto Michelangelo Buonarroti.

Sono partito da una sezione di Palazzo Mignanelli, odierna sede della Maison Valentino a Roma, e ho lavorato sul concetto di abitare e costruire. Ho appunto decostruito e poi ricostruito un edificio in tessuto, mantenendo una qualità di vestibilità e rispetto del corpo, collegando le proporzioni architettoniche con quelle del corpo umano. Per quanto riguarda il prodotto tipografico, mi sono ispirato allo stile di Franco Maria Ricci.

Quanto tempo ha richiesto la tesi?

Più o meno un anno. Per scelta ho anche continuato a fare altro.

Da chi è stato realizzato l’abito?

Ho affidato il mio bozzetto a un gruppo di artigiani calabresi che già in passato hanno realizzato un costume per una Madonna lignea del ‘700. Hanno anche realizzato un costume ispirato alla Valle del Crati, esposto al Parco letterario Calabria. Il particolare della rosa all’interno dell’abito è stato realizzato dalle sarte della Maison Valentino.

Come è realizzato?

In tessuto Double di Agnona; garantisce, nonostante la difficoltà della lavorazione, una perfetta rifinitura al manufatto. Una particolarità è la “cucitura a sparire”, ogni giuntura è invisibile. La cromaticità del tessuto, nonché la morbidezza stessa mi ha permesso di lavorarlo a nervature per poter rendere al meglio l’effetto a travertino (cornicione, bugnato del portone), tipico dei palazzi romani.

La moda è un interesse occasionale?

No. Ho altri quattrocento bozzetti e rientra nel mio amore per ogni forma di arte. Il mio interesse è continuare a coniugare l’arte e l’architettura.

Cosa ti piacerebbe realizzare?

Una mostra con la presenza di Valentino Garavani e Franca Sozzani (direttrice di Vogue Italia).