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Paolo Boccotti: alla ricerca dell'onda perfetta

Due iniziative tecnico-scientifiche basate su due idee del prof. Paolo Boccotti stanno producendo frutti importanti in campo internazionale



La prima in ordine di tempo è il laboratorio di ingegneria marittima sul campo. La storia prende avvio nel marzo del 1987. Boccotti da appena sei mesi ordinario presso la nostra Facoltà di Ingegneria, venne invitato dal prof. Rosario Pietropaolo, al tempo Preside della Facoltà, a preparare il progetto dei laboratori di idraulica. Il giovane professore elaborò un progetto tradizionale che prevedeva canaletta, impianti in pressione, e una vasca attrezzata con generatori di onde. La vasca per onde aveva, però, costi molto forti e soprattutto richiedeva un grande padiglione coperto tutto per se. Dunque c'erano grosse difficoltà a realizzarla. Inoltre prima di avere la vasca e potere operare ci sarebbero voluti molti anni.

APaolo Boccottillora Boccotti propose di tentare una strada radicalmente nuova : operare direttamente in mare. Da tempo egli ci stava pensando e aveva già osservato come in diversi tratti della costa orientale dello Stretto di Messina ci fossero spesso piccole onde che avevano tutto l'aspetto di modelli in scala ridotta di tempeste, modelli nella corretta similitudine idraulica di Froude, dove la scala dei tempi va con la radice quadrata della scala delle lunghezze.

Forte del pieno appoggio del preside Pietropaolo e del sostegno del primo nucleo di professori della nuova Facoltà, Boccotti si buttò nell'avventura affascinante: rivoluzionare uno dei laboratori classici dell'ingegneria.

Nei due anni seguenti Boccotti definì la nuova tecnica operativa, predispose il software necessario e ideò l'esperimento zero che fu eseguito con successo nel maggio 1989 nel mare davanti a Reggio Calabria.

Si trattava del primo (primo in assoluto) small scale field experiment (esperimento eseguito in mare con tecniche da vasca di laboratorio).

Negli anni a seguire Boccotti ha ideato e diretto una molteplicità di small scale field experiments che hanno coperto gli aspetti più disparati dell'ingegneria marittima. Dal 2005 gli esperimenti vengono eseguiti presso la nuova struttura di laboratorio: 300mq, con spiaggia e specchio di mare in consegna demaniale. Si tratta di una struttura che non può essere assimilata in alcun modo ad un normale laboratorio, per la semplice ragione che tuttora essa resta unica al mondo nel suo genere.

Boccotti negli ultimi due anni ha moltiplicato gli sforzi per favorire la nascita all'estero di strutture modellate sulla struttura di Reggio. Il fatto che negli ultimi sei mesi ben cinque corposi articoli sull'attività del laboratorio di Reggio Calabria siano stati accettati per la stampa su quattro diverse riviste internazionali fa ben sperare che il traguardo sia vicino!

Nel 1987 Boccotti ottiene il bevetto europeo del REWEC, la diga marittima in grado di difendere porti e coste e di convertire l'energia ondosa. Il REWEC ha bruciato le tappe e sta letteralmente dilagando in campo industriale. Perché? Per la sua semplicità e robustezza, per le performances straordinarie (con le onde di mare-lungo, che sono le onde che trasportano la gran parte dell'energia che ogni anno si abbatte sulle coste di tutto il mondo) il REWEC si trasforma in una sorta di 'buco nero' che assorbe circa il 100% dell'energia ondosa incidente e la trasforma in una forma di energia idraulica convertibile, con altissimi rendimenti, in energia elettrica. C'è poi il fatto cruciale che il progetto del REWEC ha un livello di affidabilità equivalente all'affidabilità del progetto di strutture classiche dell'ingegneria, quali viadotti, gallerie etc; cioè non c'è parte di un REWEC che venga progettata su base empirica. Anche a prescindere dalla produzione di energia elettrica, è convenienza ad adottare i REWEC perché, come dighe, hanno un'efficacia ben maggiore delle dighe foranee tradizionali. Con poca spesa in più si possono inserire delle turbine nei tubi di sfiato del REWEC e allora si produce anche energia elettrica. Quanta? Nei paraggi bene esposti del Mediterraneo si prevede di arrivare ai 10000MWh/km/anno, che immessi in rete rendono 3.6 milioni di euro all'anno per km di diga. La realizzazione di REWEC è stata deliberata per il porto di Formia nel Lazio. Ci sono altri quattro porti del Mediterraneo che, con buona probabilità, si doteranno di dighe REWEC. Per il progetto di ristrutturazione integrale del Porto di Genova l'architetto Renzo Piano ha previsto l'adozione del REWEC e altri studi sono a buon punto per realizzazioni di REWEC nell'Oceano Indiano e nel Mare del Nord.

Ma la nuova sfida che appassiona Boccotti riguarda i Paesi in via di sviluppo che si affacciano sugli oceani. È fermamente convinto che i REWEC possano giocare un ruolo di trasformazione radicale delle economie di quei Paesi. Come? Boccotti lo ha chiarito in un articolo sull'ultimo numero della rivista Il Sole a 360ø: con venti chilometri di diga REWEC su 10m di fondale, la Mauritania potrebbe quadruplicare la sua disponibilità di energia elettrica, sfruttando il bacino protetto a tergo della diga per dare l'aire al turismo di massa e all'industria della pesca. Si dirà: ma chissà cosa costano 20km di diga con le turbine. Al che Boccotti risponde: tanto quanto 20km di autostrada con una media incidenza di opere d'arte. Con la stessa diga REWEC su 10m di fondale (e quindi senza aggravio di costi) gli Stati che si affacciano sul Pacifico possono puntare a produzioni ancora maggiori.

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