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Il nuovo Museo: la parola ai progettisti

Piazza, teatro, mito. Per Alfredo Pirri le parole chiave del nuovo spazio interno al Museo Piacentini. Il visitatore del nuovo Museo di Reggio Calabria avrà la sensazione di entrare in una piazza per assistere ad uno spettacolo teatrale con gli attori principali. Uno spazio consegnato alla città per la fruizione continua, soprattutto se andrà in porto la realizzazione dell’accesso diretto da Piazza De Nava.
Creando una specie di partitura musicale/letteraria, soggetta alle variazioni della luce del giorno a motivo della sua struttura tridimensionale, Pirri ha creato un nuovo proscenio che lascia intravedere le ombre dei tre protagonisti (Bronzi e Testa del Filosofo) collocati nel piano principale del Museo, il mito della Magna Grecia.

A questo risultato si è giunti, come ricordato da Francesco Prosperetti (direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria), dopo una lunga gestazione progettuale. Scartata l’idea di una nuova struttura bisognava dare nuova vita all’opera di Piacentini. Una soluzione già presente nell’intuizione di Renato Nicolini: non serve un Museo, ma un treno per collegare tutti i luoghi archeologici in un unico percorso storico culturale della Magna Grecia calabrese. Marcello Séstito, anima del workshop Architettura e Archeologia, ha evocato la presenza di Nicolini con una lunga commossa pausa che ha fermato il tempo nell’Aula magna d’Architettura.
Paolo Desideri, architetto dello Studio ABDR e progettista del restaurato Museo di Reggio Calabria, ha illustrato le scelte operate e i successivi interventi tecnici su quello che a breve diventerà un nuovo punto di riferimento per la città. Desideri ha spiegato che benché la struttura fosse stata realizzata interamente in cemento armato, era necessario adeguarla alle nuove norme antisismiche e dotarla di una moderna impiantistica. Per evitare un forte impatto visivo si è scelto di rafforzare l'edificio con un nucleo centrale posto nell’ex corte esterna come elemento stabilizzatore dell’intera struttura e spina dorsale dei nuovi impianti. Questo nucleo centrale risolve i problemi strutturali e consente di avere un nuovo spazio che servirà da ingresso per portare i visitatori nel rinnovato percorso museale.
I reperti saranno parte di un preciso contesto storico e di percorso che dalla preistoria si conclude nella sala dei Bronzi; squarci di quotidianità remota e non semplici oggetti in bella mostra. In cima al Museo è stato creato un ulteriore piano destinato a caffetteria con un piano calpestabile trasparente dell’ex cortile esterno costruito con una struttura geodetica (Tensegrity).
I bronzi saranno collocati su un basamento progettato e testato dall’Enea che utilizza un meccanismo antisismico semplice ed ingegnoso.
Non ci resta che sperare di poter visitare il nuovo Museo in tempi brevi, “un’opera che rischiava di essere unica perché completata nei tempi previsti” (Prosperetti).
Conclusione di Alberto Fiz con la presentazione dell’esperienza di Scolacium: la contaminazione dell’archeologia con l’arte contemporanea.

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